
Dice Roberto Saviano ieri su Repubblica: “come è possibile che in Italia si manifesti per la libertà di stampa. Da noi non è compromessa come lo è a Cuba, in Cina, in Iran, in Birmania. Ma oggi manifestare o alzare la propria voce in nome della libertà di stampa vuol dire altro, significa libertà di poter fare il proprio lavoro senza essere attaccati sul piano personale, senza un clima di minaccia e persino senza che ogni opinione venga ridotta a semplice presa di parte, come fossimo in una guerra dove è impossibile ragionare oltre una logica di schieramento”.
Ha ragione Saviano, non è ammissibile che un giornalista debba vivere sotto scorta o non possa intervistare in diretta quella che fino a ieri per Belpietro era una ” ford escord” e che oggi per la testata da lui diretta è una puttana..
Lo stesso vale per i magistrati ai quali sono stati tolti gli strumenti per poter lavorare, per le forze dell’ordine penalizzate da ulteriori tagli finanziari, per i professori ridotti ad un numero sempre più esiguo, per i ricercatori totalmente privi di risorse e sottopagati, per i medici umiliati nella professione da baroni, da primari e da politici come avvenuto in Puglia, per gli ispettori del lavoro impossibilitati a fare i controlli, per i sovrintendenti dell’erario ormai inutili visto che tutti i reati relativi all’evasione fiscale sono stati depenalizzati, per la Corte dei Conti che oggi non può indagare oltre i conti della spesa di una casalinga.
Non è finita qui, dal mese di Luglio è in atto lo stato di agitazione degli impiegati dell’ISTAT, il motivo è perché questo governo vuole privatizzarla, a Berlusconi non piacciono le ultime statistiche 6,3 % di ribasso sul PIL (equivale a 750..000 posti di lavoro in meno, ieri ANSA)
A ragione il cavaliere, questo pessimismo non aiuta, la gente si demoralizza e poi non spende, privatizziamola e facciamo diventare questi dati più ottimistici in modo di poter vivere tutti felici e contenti.
(ai dati Istat fanno riferimento tutti i contratti dei lavoratori italiani, che ad oggi, risultano i più bassi d’Europa)
La TV non ne parla, la stampa nemmeno e i i soliti partiti fanno orecchie da mercante, noi secondo qualcuno dovremmo tacere o meglio non dovremmo cercare di comprenderne le cause.
Per questi motivi la manifestazione di oggi che ha visto in piazza oltre trecentomila persone è stato un evento importante, non perché in Italia non ci sia libertà di stampa, ma perché ci viene tolto di diritto di poter fare bene il nostro lavoro, la libertà di stampa, quella vera, come dice Saviano manca a Cuba, in Cina, in Iran e in qualche altro paese sottosviluppato.
L’opinione del popolo è la base del nostro governo. Se fossi chiamato a decidere tra un governo senza giornali oppure dei giornali senza un governo, io non esiterei un momento a preferire quest’ultima soluzione. Thomas Jefferson, terzo presidente degli Stati Uniti
1 commento:
"Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume o lesive della dignità della persona o del diritto alla riservatezza".
Così reciterà la fine dell'art.21 della Costituzione italiana se venisse approvata la proposta di modifica presentata in parlamento da 40 senatori del PdL (compreso il capogruppo Gasparri) e dal presidente emerito Francesco Cossiga.
Questo è l'atto finale della crociata di Berlusconi contro la libertà di stampa.
Quindi diventerà lesivo della dignità della persona informare i cittadini della cocaina e delle puttane che girano a casa del Presidente del Consiglio e non il fatto in se.
Diventa lesivo della dignità raccontare le collusioni camorristiche e mafiose di alcuni sottosegretari e non le collusioni.
In questa Italia in cui finalmente c'è la moralità in politica diventa lesivo della persona il giornalismo e la satira e non il commettere reati e adottare comportamenti, usando un eufemismo, sconvenienti da parte della classe politica.
La dignità delle persone viene lesa non nel momento stesso in cui si commettono queste porcate ma solamente se le porcate vengono raccontate all'opinione pubblica.
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