venerdì 29 maggio 2009

xbass




Caro xbass ho letto con particolare attenzione tutti tuoi commenti che cerco di riassumere e sintetizzare in parole povere, con schiettezza, senza peli sulla lingua, in questo Post a te dedicato, perché lo meriti, se non altro per le perplessità che hai sollevato e per aver avviato in maniera costruttiva un dibattito su tutte quelle contraddizioni che inevitabilmente si evincono nei casi in cui, noi comuni mortali, ci avventuriamo in ragionamenti articolati che privilegiano l’intelletto.


Hai ascoltato il senatore Forte al cinema Lilla e ti sei sentito preso per il culo, sei in buona compagnia, a me accade molto spesso e non solo con gli uomini dell’UDC..
Fai un’analisi della politica italiana che non fa una piega citi Nietzsche però dimentichi Berlinguer:


“La questione morale è ormai essa diventata la questione politica prima ed essenziale perché dalla sua soluzione dipende la ripresa di fiducia nelle istituzioni, la effettiva governabilità del paese e la tenuta del regime democratico”


è trascorso un quarto di secolo da quando Enrico pronunciò queste parole , ancora non lo abbiamo capito, ci siamo adeguati al malaffare.
Xbass, che Berlinguer possa sfuggire a te che non lo hai conosciuto può passare, ma se gli smemorati sono coloro che si definiscono i suoi eredi un problema si pone. Tu che dici?


Ritieni, supportato da politologi internazionali di livello, che chi vota Berlusconi è un troglodita, e sicuramente dal punto di vista squisitamente filosofico avete ragione, nel vostro immaginario collettivo, tanto idealista quanto demagogico, sognate un mondo intellettualmente più elevato, tutti dovrebbero essere adeguatamente formati per poter capire, purtroppo amico mio non è e non sarà mai così. E allora xbass cosa facciamo?


Entriamo nel pratico o restiamo nel filosofico? La facciamo una bella legge sul conflitto d’interessi o continuiamo a cazzeggiare con tatticismi dalemiani, veltroniani, oggi franceschiniani?


Nel nostro piccolo lo vogliamo dare un segnale innovativo o vogliamo restare ancorati a questo modo di fare, quello che si traduce nelle candidature di yes man o yes woman, dei partiti azienda, degli apparati, delle rendite di posizione, della becera convenienza.


Vedi xbass, a mio modesto avviso, nessun candidato lenolese avrà il privilegio di sedere tra i banchi del consiglio provinciale di Latina, ma un sensibile piazzamento elettorale di Attilio rappresenterebbe un segnale forte, uno stimolo per le nuove generazioni lenolesi, una boccata d’aria per quegli enzimi che oggi a Lenola non trovano terreno fertile, un avvertimento per chi sta amministrando Lenola nella massima miopia.


Un forte abbraccio e un grazie per il contributo con il quale hai voluto arricchire il nostro dibattito. Write26

mercoledì 20 maggio 2009

A TU PER TU CON PIETROSANTO FIORENTINO detto Attilio,CANDIDATO ALLA CARICA DI CONSIGLIERE ALLA PROVINCIA DI LATINA CON LA LISTA DI SESA AMICI.


Attilio si presenta alle prossime elezioni provinciali con la convinzione di poter presentare un programma coerente con i bisogni chiesti dai cittadini e con una solida esperienza.Noi del blog "latuaopinione" riteniamo indispensabile “ cambiare” gli uomini e le donne che siedono al governo della nostra provincia per “ rinnovare” le scelte amministrative di fondo che hanno caratterizzato un lunghissimo periodo. Spesso Lenola è stata indicata , non a torto, e non per volontà dei suoi cittadini , come un paese dormiente e chiuso in sé stesso. La colpa , se di colpa si tratta , è tutta racchiusa in una azione amministrativa che ha privilegiato nel passato le grandi opere. Noi pensiamo che sia giunto il momento di dedicare le stesse energie e lo stesso tempo per elaborare un piano culturale e sociale che si ponga come obiettivo il rovesciamento dell’idea del nostro paese : Lenola non più chiusa e dormiente ma laboratorio di eventi sociali e culturali degni di un paese che vuole stare a pieno titolo in un società in movimento.Per questo abbiamo deciso di porre all’attenzione di Attilio alcune tra le tante problematiche che sentiamo più vicine al nostro modo di intendere “l’amministrare”.


D: l’acqua nasce dalla terra ed è per questo che tutti gli esseri viventi hanno il diritto di accesso all’acqua.Oggi rappresenta anche una delle più importanti fonti di profitto per le multinazionali del settore,che con la legge Galli,hanno iniziato a gestire i nostri servizi idrici con la logica del profitto,provocando aumenti delle tariffe e diminuzione della qualità del servizio.

R: Io penso che bisogna riprendere e continuare con più forza la battaglia planetaria per la difesa dell’acqua, per la difesa del carattere PUBBLICO dell’acqua. L’acqua è un DIRITTO universale che coincide con la vita e non può essere trasformata in merce. Un gestore privato che cerca il profitto non può dare le stesse garanzie di un gestore pubblico.
L’acqua è una grande questione che riguarda il presente ed il futuro dell’umanità; è un grande indicatore di civiltà. Chi pensa a fare profitto, di poter fare affari con l’acqua , come Acqualatina, propone una sfida di INCIVILTA’. E’ per questo che noi proponiamo una gestione trasparente dell’acqua, con riduzione netta dei compensi degli amministratori (della Tassa Fazzone!), il commissariamento in linea con i principi dettati dalla Regione Lazio, della Segreteria Tecnica, agevolazioni tariffarie ed una carta servizi con cui lavoratori e cittadini possano partecipare alle scelte fondamentali in materia di gestioni idriche e politiche di tutela dell’acqua.

D: la politica dei tagli indiscriminati a carico della scuola,ha già prodotto danni ingenti in termini di efficienza e di disagio.Sappiamo anche che in pochi riusciranno ad andare all’università a causa delle tasse e dei libri dai costi non proprio alla portata di tutti,rischiando di mandare avanti i più ricchi e non i più meritevoli.

R: la riforma Gelmini ha dato il colpo di grazia ad una scuola che un tempo era una delle migliori d’Europa, ma che ora rischia di essere collocata in posizioni di demerito, a discapito di aumenti di finanziamenti alle scuole private. Sentiamo il bisogno di Elevare il livello delle competenze per prevenire rischi di esclusione economica e sociale.Consolidare le attività di orientamento scolastico per favorire la mobilità sociale dei giovani ma soprattutto per consentire loro di individuare percorsi che incrocino le esigenze del mercato del lavoro con le loro aspettative di vita.
Favorire le condizioni funzionali allo sviluppo del cosiddetto "triangolo della conoscenza": istruzione, ricerca e innovazione, fattore essenziale per promuovere la crescita e l'occupazione.
Proponiamo con forza un Contributo provinciale allo studio 2009 a studenti diversamente abili, assegnando borse di studio destinate a studenti diversamente abili;
Un contributo per l’affitto di 1.000 euro annui alle famiglie e alle giovani coppie che abbiano un reddito ISEE inferiore ai 15.000 euro.

D: il precariato ,una moderna peste bubbonica.Molto spesso si propongono contratti che fanno del precariato la condizione tipica dell’italiano.

R: Già nel 2005 è partito il disegno di legge che in questi giorni è diventato operativo da parte dell’Ass. Tibaldi, riguardante il Reddito Minimo Garantito, rivolta a disoccupati, cassa-integrati e precari. La provincia di Roma ne sta già usufruendo e se pensiamo che la Provincia di Latina non abbia un assessore preposto alle problematiche del lavoro, non ci meravigliamo del fatto che hanno sempre disertato i tavoli di concertazione e che quindi sarà una delle ultime provincie ad usufruire di tale progetto. Dunque ci faremo capo di creare una Task-force anti crisi coordinata dalla Provincia con Sindacati e banche per cercare di dare risposte concrete e quotidiane alla crisi.
Una integrazione di 800 euro l’anno per il sussidio di cassa integrazione e di disoccupazione, collegata alla partecipazione da parte dei lavoratori a corsi di riqualifcazione professionale. LaProvincia può diventare l’Ente di coordinamento e di riferimento per una serie di azioni a tutela del “lavoro vero” che rafforzino l’attività di monitoraggio, controllo e contrasto sull’utilizzo irregolare del precariato e del lavoro nero, favorendo l'emersione del lavoro nero e la lotta ai fenomeni di esclusione e di occultamento.

Ringraziamo Attilio per la sua disponibiltà nonostante i vari impegni che lo tengono occupato in questo periodo.

Invitiamo tutti ad esporre le loro idee su questo blog ed insieme a migliorare la nostra provincia.

"latuaopinione"

sabato 16 maggio 2009

La Dépendance della Libertà di Marco Travaglio


Ora lo dice anche Enrico Mentana, nel suo libro “Passionaccia”: il gruppo Mediaset “sembra un comitato elettorale, dove tutti ormai la pensano allo stesso modo e del resto sono stati messi al loro posto proprio per questo”.

Mentana lo disse, anzi lo scrisse via mail nell’aprile 2008 a Fedele Confalonieri, dopo una fantozziana cena aziendale all’indomani della vittoria del padrone: “C’era tutta la prima linea dell’informazione (Mediaset, ndr), ma non ho sentito parlare di giornalismo neanche per un minuto.

Sembrava una cena di Thanksgiving… di ringraziamento elettorale… Era scontato complimentarsi a vicenda per il contributo dato a questo buon fine… per la ‘missione compiuta’”.

“Dopo aver irriso - prosegue Mentana nel libro - per oltre un decennio, e con molte ragioni, le accuse di chi dipinge Mediaset come una dépendance di Forza Italia, avevo assistito a una scena che avrebbe fatto esultare i teorici del conflitto d’interessi”.

Più avanti il fondatore del Tg5 spiega che la sua cacciata dal gruppo è dovuta non al caso Englaro, ma all’aver invitato Di Pietro nonostante il veto di Confalonieri.

In attesa che una qualche Authority competente sui conflitti d’interessi si faccia raccontare da Mentana il comitato elettorale chiamato Mediaset, si spera che d’ora in poi nessuna persona sana di mente osi più menarla con la favola che “comunque Mediaset ha Costanzo e le Iene”. O con la baggianata che “Di Pietro fa il gioco di Berlusconi”. Altrimenti Mentana, dopo quell’intervista, l’avrebbero promosso, non cacciato.

Ma forse Di Pietro fa il gioco di Berlusconi e Berlusconi non lo sa.

(Immagine di Roberto Corradi)

giovedì 14 maggio 2009

Fondi, Maroni: per me Comune va sciolto.


Roma, 14 mag (Velino) - “Nel mese di febbraio di quest'anno, ho inviato alla Presidenza del Consiglio una mia relazione con allegati tutti i documenti per chiedere che il Consiglio dei ministri deliberasse lo scioglimento del Comune di Fondi. Sono convinto che questa deve essere la decisione del Governo. Il Consiglio dei ministri ha preso atto della mia richiesta e ha organizzato la discussione su questo tema secondo i tempi definiti dalla Presidenza del Consiglio, non certo dal ministro dell'interno”. Così il responsabile del Viminale Roberto Maroni oggi pomeriggio alla Camera durante il question time ha risposto ad un’interrogazione della deputata del Pd Sesa Amici che gli chiedeva a che punto fosse l’iter del provvedimento per contrastare la criminalità nel comune del basso Lazio. Maroni ha spiegato perché l'esecutivo non ha ancora preso una decisione. ”Abbiamo cominciato a discuterne nella scorsa seduta del Consiglio dei ministri - ha detto -; ed essendo una decisione rilevante e assai grave, alcuni ministri hanno chiesto di approfondire la questione, chiedendo che fosse messa a loro disposizione la documentazione e a ciò ho provveduto nei giorni scorsi". Ma subito dopo ha chiarito: "per quanto mi riguarda non ci sono ostacoli a che in una delle prossime sedute il Consiglio dei ministri torni ad affrontare la questione e decida in un senso o nell'altro, per quel che mi concerne naturalmente nel senso dello scioglimento”.

Maroni ha confermato poi di aver inviato la documentazione sulle infiltrazioni mafiose nell'amministrazione comunale di Fondi anche alla commissione Antimafia. Detto ciò ha aggiunto di non sapere se la commissione sia intenzionata ad assumere provvedimenti. "Ribadisco – ha concluso il ministro - che chiederò, come ho già chiesto, al Consiglio dei ministri di decidere in una delle prossime sedute. E che sono d'accordo con quanto scritto dagli interroganti, circa il fatto che l'imminente svolgimento delle elezioni provinciali a Latina non debba essere in alcun modo di ostacolo all'assunzione di una decisione che riguarda la democrazia rappresentativa in quel comune che deve prescindere da qualsiasi valutazione di opportunità e di merito”.

(Franco Chirico) 14 mag 2009 17:01

lunedì 11 maggio 2009

ELEZIONI PROVINCIALI Modalità di Voto





Fonte: Ministero degli Interni



(art. 74, Decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267)

L’elettore può votare:

• per uno dei candidati al consiglio provinciale, tracciando un segno sul relativo contrassegno; il voto così espresso si intende attribuito sia al candidato alla carica di consigliere provinciale, sia al candidato alla carica di presidente della
provincia collegato;

• per uno dei candidati alla carica di presidente della provincia, tracciando un segno sul relativo rettangolo, e per uno dei candidati al consiglio provinciale ad esso collegato, tracciando anche un segno sul relativo contrassegno; il voto
così espresso si intende attribuito sia al candidato alla carica di consigliere provinciale corrispondente al contrassegno votato, sia al candidato alla carica di presidente della provincia;

• per un candidato alla carica di presidente della provincia, tracciando un segno sul relativo rettangolo; il voto così espresso si intende attribuito solo al candidato alla carica di presidente della provincia.

Per le elezioni provinciali non è ammesso il “voto disgiunto”, cioè il voto per un presidente della provincia di un gruppo o di un gruppo di liste e per un candidato al consiglio provinciale di un altro gruppo o gruppo di liste.

Al secondo turno, quando nessun candidato alla carica di presidente della provincia ha raggiunto la maggioranza assoluta dei voti validi,si vota solo tra i due candidati presidenti che hanno ottenuto al primo turno il maggior numero di voti, tracciando un segno sul rettangolo entro il quale è scritto il nome del candidato prescelto


I turno
(art. 15, comma 1, D.P.R. 28 aprile 1993, n. 132)

Come si elegge il presidente della provincia
(art. 74, Decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267)

L’elezione del presidente della provincia è contestuale a quella dell’elezione del consiglio provinciale.
Ciascun candidato alla carica di presidente della provincia deve dichiarare, all’atto della presentazione della propria candidatura, il collegamento ad almeno uno dei gruppi di candidati per l’elezione del consiglio provinciale, che ha efficacia solo se convergente con analoga dichiarazione resa dai delegati dei gruppi interessati.

E’eletto presidente della provincia il candidato che ottiene la maggioranza assoluta dei voti validi; nel caso in cui nessun candidato ottenga tale risultato si procede ad un secondo turno di votazione, che ha luogo la seconda domenica successiva a quella del primo. Sono ammessi al ballottaggio i due candidati che hanno ottenuto al primo turno il maggior numero di voti.

Nel caso di parità di voti tra il secondo e il terzo candidato parteciperà al ballottaggio il più anziano di età.

Per i candidati ammessi al ballottaggio rimangono fermi i collegamenti con i gruppi dichiarati al primo turno. Essi hanno, tuttavia, facoltà, entro sette giorni dalla prima votazione, di dichiarare il collegamento con ulteriori gruppi di candidati rispetto a quelli con cui è stato effettuato il collegamento nel primo turno. La dichiarazione ha efficacia solo se convergente con analoga dichiarazione resa dai
delegati dei gruppi interessati.

Al secondo turno di votazione è proclamato eletto presidente della provincia il candidato che ha ottenuto il maggior numero di voti validi

Come si attribuiscono i seggi al consiglio provinciale

(art. 75, Decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267)

L’attribuzione dei seggi al consiglio provinciale viene effettuata dopo l’elezione del presidente della provincia, al termine del primo o del secondo turno di votazione, con l’assegnazione del premio di maggioranza al gruppo o ai gruppi di candidati collegati al candidato presidente eletto.

L’elezione dei consiglieri è effettuata sulla base di collegi uninominali.

Al riparto dei seggi non sono ammessi i gruppi di candidati che abbiano ottenuto al primo turno di votazione meno del 3% dei voti validi e che non appartengano a nessuna coalizione di gruppi che abbia superato tale soglia.

I seggi a ciascun gruppo o coalizione di gruppi sono assegnati con il metodo delle divisioni successive (metodo d’Hondt), cioè dividendo la cifra elettorale di ogni gruppo di candidati o coalizione di gruppi, data dal totale dei voti validi ottenuti da tutti i candidati del gruppo stesso nei collegi della provincia, successivamente per 1, 2, 3, 4… fino al numero dei consiglieri da eleggere. Quindi tra i quozienti così ottenuti si scelgono i più alti in numero pari ai consiglieri da eleggere, disponendoli in una graduatoria decrescente e a ciascun gruppo di candidati sono assegnati tanti seggi quanti sono i quozienti ad esso appartenenti, compresi nella graduatoria.

Se a seguito di tale riparto il gruppo o i gruppi di candidati collegati al candidato proclamato eletto presidente della provincia non abbiano conseguito almeno il 60% dei seggi assegnati al consiglio, viene comunque assegnato un numero di seggi pari a tale percentuale.

Se al candidato proclamato eletto presidente sono collegati più gruppi per determinare il numero di seggi spettanti a ciascun gruppo si usa il metodo d’Hondt, al quale si fa ricorso anche per attribuire i rimanenti seggi agli altri gruppi di candidati.

Determinato il numero dei seggi spettanti a ciascun gruppo di candidati sono, in primo luogo, proclamati eletti consiglieri i candidati alla carica di presidente della provincia non risultati eletti e collegati ad un gruppo che abbia ottenuto meno un seggio; in caso di più gruppi collegati allo stesso presidente non eletto il seggio viene detratto dai seggi complessivamente attribuiti ai gruppi di candidati collegati.

Successivamente, sono proclamati eletti consiglieri provinciali i candidati di ogni gruppo secondo la graduatoria delle rispettive cifre individuali, ottenuta moltiplicando il numero dei voti validi del candidato per 100 e dividendo il prodotto per il totale dei voti validi del collegio.

Nel caso di parità di cifre individuali risulta eletto il più anziano di età.

domenica 10 maggio 2009

Elio e le storie tese.


9 maggio 2009 Marco Travaglio

Dunque. Elio Letizia da Secondigliano, messo comunale, 12 mila euro dichiarati all’anno, ha una figlia, Noemi, che veste firmato e va a scuola in Mercedes con autista. Lui conosce intimamente il premier, ma né lui né il premier spiegano come e quando si sono conosciuti. Anche Noemi conosce intimamente il premier: a 15 anni inviò un book di foto a Mediaset tramite un amico di Dell’Utri; poi, a 16-17 anni, iniziò a frequentare “papi” per tirargli su il morale col karaoke. Milano, Roma, Sardegna. Ma sempre, giura Ghedini, accompagnata dai genitori. Strano: i coniugi Letizia risultano separati da anni; e il Corriere ventila addirittura un’“amicizia particolare” tra Elio e un ex dirigente comunale. Quali armi di persuasione possieda Elio per convocare il premier da Milano alla circonvallazione di Casoria, posto da paura, non è dato sapere. Salvo credere al premier: “Elio voleva parlarmi delle candidature di Malvano e Martusciello”. Uno è l’ex questore di Napoli, deputato Pdl; l’altro un consigliere regionale Pdl, fratello del coordinatore forzista in Campania. I due non han mai visto né conosciuto Elio. Che però, generoso com’è, li raccomandava lo stesso.

Silvio rimane chiuso un’ora in aereo a Capodichino in attesa che Noemi entri alla festa. E, siccome ha deciso all’ultimo momento, le regala un collier che casualmente teneva in tasca, per ogni evenienza. Sempre casualmente, la scorta aveva "bonificato" il locale da eventuali pericoli già in mattinata, prima che lo stesso premier sapesse che ci sarebbe andato. E, ancora casualmente, da sotto un tavolo è poi spuntato in tempo reale un fotografo di “Chi” (Mondadori) per immortalare la scena. Tutto chiaro. Ecco perchè Veronica e Mike Bongiorno trovavano perennemente
occupato: era sempre al telefono con Elio.

(Vignetta di theHand)

sabato 9 maggio 2009

CAMPAGNA DI INDIGNAZIONE


È INAMMISSIBILE E IMMORALE CHE IL GOVERNO ITALIANO SI IMPEGNA AD INVESTIRE 13 MILIARDI DI EURO PER ACQUSTARE 131 CACCIA BOMBARDIERI F35



Firmiamo la petizione http://www.firmiamo.it/campagnaindignazionenazionale


8 MAGGIO 2009 - EDITORIALE DI «MOSAICO DI PACE»

«Mancanza di una strategia industriale che consenta al nostro Paese di assumere un ruolo di primo piano nel programma». Non si sta parlando di ricerca sul cancro né di ricostruzione del dopo terremoto in Abruzzo. È uno stralcio del verbale di una Commissione della Camera dei Deputati, riunita lo scorso 8 aprile. Mentre da ogni parte giungevano appelli a reperire fondi per la ricostruzione («Ci vorranno 12 miliardi», ha detto il ministro degli Interni) e venivano avanzate varie strade da percorrere (5x1000, tassa sui redditi alti, donazioni, sms, collette, ecc..) le commissioni difesa di Camera e Senato hanno discusso (poco!) e approvato l’acquisto di aerei da guerra F35.

Pare assurdo ma, tra inchieste in atto e morti che piangiamo ancora, in un Paese ad alto rischio sismico, si discute e si dà parere favorevole all’acquisto di oltre 100 aerei da guerra.

Tutt'altri pensieri, quindi, all’attenzione prioritaria del nostro parlamento, alla faccia di chi chiede sicurezza, lavoro e condizioni dignitose per riprendere a vivere.

Il programma prevede una spesa di oltre 14 miliardi per aerei da guerra, in grado anche di trasportare bombe nucleari.

Folli! Non vi è altro termine per definire i programmi di sviluppo che il nostro Paese persegue. Folli come i costi del progetto, per il quale la Corte dei Conti olandese afferma che la spesa è cresciuta, in 10 anni, dell’80%.

Si parla di messa in sicurezza delle case dell’Abruzzo, costruite non proprio tutte... a norma. Di certo gli aerei da guerra F 35 saranno costruiti, questi sì, nel rispetto di tutte le norme! Ma quale sicurezza vogliamo perseguire? Siamo certi che questi aerei daranno più tranquillità e garanzie a coloro che vivono in zone sismiche?

Con ronde, militari per le strade, aree sottratte ai parchi naturali, presumiamo di sentirci più sicuri? Le scuole crollano, ma siamo bombardati da richiami alla sicurezza, alla difesa, Con il risultato che davanti alle nostre paure, in profondità, ci sentiamo ancora più fragili, indifesi. E si invoca la forza, forse anche la guerra, per fugare ogni ansia.
È urgente, facendo seguito all’editoriale di aprile del nostro direttore, Alex Zanotelli, richiamare tutti alla propria responsabilità.
La politica: perché non sì è levata nessuna voce in sede di commissioni difesa a richiamare il valore della pace, del disarmo? Perché è così difficile volare alto, richiamare principi alla base del vivere comune? Perché anche davanti a un progetto come gli F 35 le preoccupazioni sono solo quelle di natura economica, dell’ammodernamento della Difesa? Vengono in mente le parole di p. Turoldo: «Se la politica non è per l’uomo... vada alla malora!».

L’informazione: non dedica molto spazio, per dirla in modo elegante, a questi temi. E quando lo fa, vedi grandi quotidiani nazionali, riporta quasi con entusiasmo un + 220% per le armi made in Italy!
La Chiesa: mons. Charrier, presidente della Commissione Giustizia e Pace del Piemonte e vescovo di Alessandria, con mons. Valentinetti, vescovo di Pescara-Penne e presidente di Pax Christi avevano scritto il 25 gennaio 2007: «Desideriamo riaffermare, come comunità cristiana, la necessità di opporsi alla produzione e alla commercializzazione di strumenti concepiti per la guerra. Ci riferiamo, in particolare, alla problematica... relativa all’avvio dell’assemblaggio finale di velivoli da combattimento da effettuarsi nel sito aeronautico di Cameri (Novara) ....Riteniamo che la produzione di armamenti non sia da considerare alla stregua di quella di beni economici qualsiasi».

Perché non accogliere e rilanciare queste parole da parte delle comunità, dei parroci, dei vescovi, della stessa presidenza della Cei? In diverse occasioni, su altri temi, sono state fatte campagne molto serrate. Perché, in questo tempo pasquale, non richiamare il valore del disarmo, della nonviolenza, del sogno di Isaia? Un sogno che, come denunciava don Tonino Bello già oltre 20 anni fa, rischia di realizzarsi al rovescio.

La società civile: di fronte a tutto questo, ognuno è interpellato ad agire in prima persona, a non stare a guardare. A indignarsi! Qualche anno fa su un cartello, in Brasile, si leggeva una frase ancora oggi tragicamente attuale: «Perché il male trionfi è necessario che le persone per bene rimangano inattive».

giovedì 7 maggio 2009

La questione immorale


7 maggio 2009, di Peter Gomez (Vignetta di Bandanas)

Il vice-disastro si è svegliato. Da qualche giorno il segretario del Pd, Dario Franceschini, sembra tutt'altra persona. Sarà stato per il quotidiano dei vescovi "L'Avvenire", che ha messo nero su bianco il proprio disappunto per la passione del nostro attempato premier per le teenager, o sarà stata la prospettiva di perdere altri consensi in favore dell'astensione o dell'Italia dei Valori, ma per la prima volta Franceschini assomiglia a un leader dell'opposizione.

Della svolta non si può che essere felici. Fare opposizione, infatti, non è difficile. Bisogna essere solo puntuali, precisi, e soprattutto costanti. Alle parole della maggioranza vanno contrapposti i fatti: il prezzo dei biglietti aerei sulla tratta Milano-Roma, gestita dall'italiana (si fa per dire) Cai, aumentati in media del 25 per cento; l'inceneritore dei rifiuti di Acerra che, inaugurato in pompa magna dal Cavaliere, comincerà a bruciare rifiuti solo il prossimo gennaio; i fondi stanziati per la ricostruzione in Abruzzo assolutamente insufficienti; le derive xenofobe di parte della maggioranza che proprio oggi con uno dei suoi più noti esponenti, il leghista Matteo Salvini, ha proposto nel più puro stile Ku Klux Klan posti riservati sulla metropolitana per i milanesi purosangue. Bisogna poi ricordare - di continuo - che il divorzio tra il settatatrenne Berlusconi e Veronica Lario non è più una faccenda privata visto che la futura ex moglie ha accusato il Cavaliere di «frequentare minorenni».

Riuscirà, dunque, Franceschini a proseguire per questa strada? Personalmente ne dubito. Certo, il fatto che il Pd parli finalmente con una voce unica (la sua) è già un bel risultato. Ma per battere per mesi, anzi per anni, questi tasti è necessario essere credibili. E se anche Franceschini lo è (o almeno non può essere accusato di satirismo - la versione maschile della ninfomania - o di disonestà evidente) non lo è il suo partito. È inevitabile, infatti, che all'elencazione dei disastri dei berluscones, sempre più spesso nascosti dai media, la maggioranza finisca per contrapporre quelli dei democratici.

Pensate solo a quali formidabili argomenti è oggi costretto a rinunciare il centro-sinistra. Nessuno in quelle fila può parlare di questione morale, magari per ricordare come nel governo siedano numerosi imputati e condannati per tangenti o per aver favorito reati ambientali, perché la questione morale nemmeno nel Pd è stata affrontata. Nessuno può ricordare l'intreccio sempre più forte tra finanza-politica e industria, dopo che, nel 2005, alcuni leader della sedicente sinistra sono stati pizzicati in flagrante mentre facevano di tutto per favorire l'Unipol di Gianni Consorte.

L'opposizione di Franceschini è insomma necessariamente limitata. Per questo c'è da augurarsi che il congresso del Pd di ottobre si risolva in un bagno di sangue (per i vecchi apparati). E che finalmente quel partito si ricordi di avere un codice etico decidendo di applicarlo. Altrimenti si continuerà a vivacchiare attendendo Veronica o la dipartita (magari per over-dose di Cialis) del suo futuro ex marito. Un po' poco perché il centrosinistra posso sperare di tornare al governo nei prossimi dieci anni.

venerdì 1 maggio 2009

uno di noi


La candidatura di Attilio Pietrosanto come Consigliere alla Provincia di Latina è una di quelle notizie che si apprende con sollievo.

Un giovane uomo che crede nel ruolo della politica, consapevole che, in questo momento, uno degli elementi di maggiore criticità è la credibilità della stessa, usata ed abusata per scopi personali e non intesa come quello strumento, costituzionalmente riconosciuto, che si fa carico delle istanze e delle indicazioni provenienti dal basso.

Finalmente un giovane, con fierezza mi piace definirlo “uno di noi”, un fondatore de “latuaopinione” un blog che ha dimostrato di credere nella partecipazione, che non demanda in modo acritico, che sostiene che si può e che si deve chiedere spiegazioni a chi ci rappresenta. E forte di tutte queste istanze Attilio Pietrosanto è fortemente qualificato a rappresentarci.

Una certezza per chi non condivide il Berlusconismo, la politica dei Cusani e dei Fazzone, per chi avversa questo teatrino concepito su nani e ballerine.

Nel 1996 si iscrive al Partito della Rifondazione Comunista, dal 1999 al 2003 giovanissimo ricopre la carica di Consigliere Comunale con Delega alla Cultura, Spettacolo e Turismo al Comune di Lenola.

Negli anni della militanza attiva, partecipa in prima persona alla raccolta delle firme contro la privatizzazione dell’acqua, contrario alle logiche e ai tatticismi di partito esce da Rifondazione Comunista sposa l’idea di Nicki Vendola, tradotta poi in Sinistra e Libertà e con questo simbolo si candida alla prossima tornata elettorale in appoggio al Candidato a Presidente della Provincia Sesa Amici.

Si Attilio è “uno di noi” svincolato da promesse pre-elettorali, da quella dialettica veramente stucchevole di millantare credito, uno che vive in prima persona i disagi e le problematiche dei giovani spesso costretti ad una perenne condizione di precariato.

Credo che dobbiamo accogliere confidenti questa candidatura che potrebbe dar vita a quel ricambio generazionale dei politici lenolesi, un concorrente che conosce l’impegno politico come mezzo utile al cittadino e non a chi lo pratica.

Non dobbiamo avere paura dei cambiamenti ma sostenerli perché il rinnovamento sociale e culturale è un punto di forza in una collettività soprattutto nel nostro caso quando è palesemente stanca e fatica a credere in se stessa. write26