sabato 29 agosto 2009

Sorpresa e proteste sulla stampa europea "Minacce per zittire i giornali indipendenti"


fonte la repubblica


LONDRA - Dalla prima pagina del Financial Times alle colonne dei maggiori quotidiani britannici, francesi, spagnoli, tedeschi, dall'Europa alle Americhe, la decisione di Silvio Berlusconi di denunciare "la Repubblica" e almeno due quotidiani stranieri per diffamazione, insieme allo scontro "senza precedenti" tra il premier italiano e il Vaticano, dominano i servizi della stampa internazionale di oggi. Tutti i giornali paragonano l'iniziativa legale del premier a una "dichiarazione di guerra" per intimidire i media indipendenti e sottolineano la gravità dell'annullamento dell'incontro previsto all'Aquila tra il capo del governo e il segretario di stato Vaticano, il cardinale Tarcisio Bertone. "Non posso ricordare un giorno più nero nelle relazioni tra questo governo e la Chiesa", confida al Daily Telegraph di Londra una fonte vaticana.

Il Financial Times dedica alla vicenda un articolo di prima pagina, intitolato "Berlusconi denuncia per le accuse sullo scandalo", in cui il corrispondente da Roma, Guy Dinmore, scrive che il primo ministro italiano "ha cercato di zittire i suoi critici con una serie di azioni legali contro almeno tre giornali in Italia, Francia e Spagna", spiegando quindi i motivi delle denunce annunciate dall'avvocato del premier e parlamentare del Pdl, Niccolò Ghedini, contro "Repubblica", per la ripetuta pubblicazione delle dieci domande a Berlusconi e per avere citato un articolo del francese Nouvel Observateur in cui si affermava che Berlusconi poteva essere ricattato, contro "Le Nouvel Obeservateur" per l'articolo in questione, intitolato "Sesso, Potere e Bugie", e contro "El Pais", per la pubblicazione delle foto dei party nella villa di Berlusconi in Sardegna. Il quotidiano finanziario afferma che gli avvocati di Berlusconi stanno valutando simili denunce anche a Londra contro giornali britannici.

Anche il Guardian, quotidiano londinese di centro-sinistra, dedica ampio spazio agli ultimi sviluppi del caso, con un articolo intitolato "Berlusconi dichiara guerra ai media europei per le notizie sullo scandalo di sesso". Dopo avere riferito i dettagli delle azioni legali del premier contro la stampa, il giornale parla della "nuova tenpesta" con il Vaticano, originata dall'attacco lanciato dal Giornale, il quotidiano di proprietà del fratello di Berlusconi, contro il direttore del quotidiano cattolico l'Avvenire, Dino Boffo, accusato di avere minacciato nel 2004 la moglie di un suo amante omosessuale, Il Guardian nota che comunque la partecipazione di Berlusconi alla cerimonia della Perdonanza avrebbe rischiato di suscitare controversie perché il premier doveva essere accompagnato da Mara Carfagna, il ministro per le Pari Opportunità, "un ex-modella in topless già al centro di una polemica tra il primo ministro e sua moglie".

I due maggiori quotidiani conservatori del Regno Unito, il Times e il Telegraph, mettono l'accento sulla "crescente spaccatura" tra Berlusconi e il Vaticano. In un commento del corrispondente da Roma Richard Owen, il Times nota che un "l'eccesso di zelo" del direttore del Giornale Vittorio Feltri, che in un editoriale ha scritto "è giunto il momento di smascherare i moralisti, tutti hanno le loro debolezze sessuali", ha prodotto "un'esplosione che si è fatta sentire in tutta Italia", e che "dopo gli eventi di venerdì sarà ancora più difficile (per Berlusconi) ottenere l'approvazione del Papa". In segno di solidarietà con "Repubblica" e come protesta per l'offensiva contro i media, il Times ripubblica sul proprio sito internet le dieci domande poste al premier dal nostro giornale, che sono al centro della sua denuncia per diffamazione.
Il Telegraph riporta che il Vaticano è "furioso" per l'attacco contro il direttore dell'Avvenire, venuto dopo che il giornale dei vescovi aveva ripetutamente criticato la "condotta morale" del premier italiano.

In Spagna, il quotidiano El Pais, anchesso citato in giudizio da Berlusconi, titola sulla "guerra aperta" del nostro capo del governo "contro i media e contro la chiesa", definendo "senza precedenti" la decisione del Vaticano di annullare la cena tra il segretario di stato e il presidente del consiglio. Anche El Mundo titola sulla "campagna di azioni legali" del Cavaliere per "portare in tribunale i media europei". In Francia, sia Le Matin che Liberation pubblicano le dieci domande di "Repubblica" a Berlusconi. In Argentina, il Clarin parla di "crisi" tra Berlusconi e il Vaticano. Negli Stati Uniti, il Wall Street Journal riporta tutti i nuovi sviluppi del caso. E altrettanto fa l'Irish Examiner in Irlanda.

Critiche dal giornale conservatore tedesco die Welt che nell'editoriale definisce la situazione uno "Squallido ping pong". Il direttore, Thomas Schmid, scrive che "dietro tutta la vicenda c'è una specifica immaturità italiana, ripartita tra i due campi". "Da una parte c'è un presidente del Consiglio che ama non attenersi alle regole e danneggia così l'impalcatura politica, ma proprio per questo è molto amato da tanti italiani", è l'analisi della Welt. "Dall'altra parte c'è una sinistra fossilizzata, che non riesce a mandare giù il fatto che uno come Berlusconi sia diventato un grosso personaggio politico". "L'effetto è disastroso", osserva il giornale tedesco, "poiché la follia della sinistra, che non è riuscita a superare i suoi settarismi, rende facile a Berlusconi il compito di presentarsi come una specie di dominatore assoluto, che disprezza le forze politiche al di fuori delle sue alleanze di partito". La conclusione del quotidiano è che "la bella e forte Italia merita di più di questo noioso pingpong".

(29 agosto 2009) al repubblica on line





venerdì 28 agosto 2009

E' ANCORA PERMESSO INFORMARE?






Pubblico, con immenso piacere, un post richiestomi dalla mia amica “passatempo” che ringrazio per la collaborazione.



Solo di ieri la notizia che la Rai rifiuta il trailer del film di Erik Gandini –Videocrazy- che racconta di come il nostro Paese sia cambiato negli ultimi 30 anni e del ruolo che hanno giocato le televisioni private e quindi di gran lunga quelle Mediaset per favorire questa deriva.

La Rai del servizio pubblico si adegua al rifiuto opposto da parte di Mediaset, adduce che la tv di Stato esige un contraddittorio per rispettare il pluralismo e sempre di ieri la battuta di Bersani: “ma che per Ombre Rosse chiesero la replica agli indiani?”.

La frase spiritosa, ancorché semplice denota l’inconsistenza del veto, tutte le opere artistiche per loro natura risultano “faziose”. Mettono a fuoco le sensibilità del loro autore e quello che l’artista ritiene di comunicarci in piena autonomia e libertà di espressione.

Oggi si alza ancora più il tiro. Un atto di citazione per Repubblica e il suo giornalista G. D’Avanzo per le 10 ripetute domande al nostro Presidente del Consiglio alle quali lui non ha mai risposto, ma evidentemente irritato dal sentirsele ripresentare si è rivolto alla magistratura.

Qui si sconfina in un terreno che non conosco, ma se il giornalismo ha una funzione è quella di controllo sul potere, di porre domande non certo comode, di fare inchieste, di informare in modo completo i lettori.

Le legittime interrogazioni di D’Avanzo meritavano risposte circostanziate e precise, non potendo replicare, se non con evidenti incongruenze, ha prima preferito ignorarle confidando in una fisiologica disattenzione per poi tentare di farle cancellare d’autorità per mezzo di un’azione giudiziaria.

Berlusconi sembra non essere educato al dissenso e nella smania ossessiva di piacere a tutti (sic!), pedalando nella nebbia, ricerca solo affettate conferme.

passatempo





giovedì 27 agosto 2009

I Venditori di Cammelli di Peter Gomez





Tra tutti i supporter di Silvio Berlusconi quello che non delude mai è Renato "Betulla" Farina. L'ex (?) fonte a pagamento dei servizi segreti militari in questi giorni sta dando il meglio di sé per convince i suoi lettori (de "Il Giornale) ed elettori (del Pdl) che la visita del premier in Libia, per celebrazioni del colpo di Stato del dittatore Muammar Gheddafi, è una buona cosa.


La vicenda è nota. La scorsa settimana il colonnello Gheddafi ha accolto come un eroe Abdelbaset al-Megrahi, lo 007 libico condannato in Scozia per la strage di Lockerbie. Le immagini delle manifestazioni di giubilo riservate in patria a un terrorista responsabile di 270 morti hanno suscitato imbarazzo in tutto il mondo. In Gran Bretagna, dove pure si discute di un possibile accordo commerciale segreto che starebbe dietro la decisione scozzese di liberare per motivi di salute al-Megrahi, il premier Gordon Brown si è detto «infuriato e disgustato» per l'accoglienza ricevuta dalla spia e il principe Andrea ha annullato una visita ufficiale a Tripoli. Negli Stati Uniti verrà impedito a Gheddafi di impiantare la propria tenda a Central Park. In Italia l'opposizione è insorta e anche nel centro-destra vi sono parecchi mal di pancia.


Per giustificare il viaggio di Berlusconi, la Farnesina e il governo ricorrono così alla realpolitik: spiegano che il petrolio e il gas sono importanti; che la Libia è essenziale per arginare le ondate di migranti; che l'elenco delle attività economiche libiche in Italia e di quelle italiane in Libia è particolarmente corposo.


Fin qui tutto normale. Ciascuno di questi argomenti può essere condiviso o respinto a seconda dei punti di vista. Certo, si potrebbe ricordare che proprio Berlusconi il 5 dicembre del 2003, in un'intervista al New York Times, aveva teorizzato l'uso della della forza per convincere i dittatori a venire a più miti consigli. E ci si potrebbe persino rallegrare del fatto che oggi abbia abbandonato l'idea di fare la guerra per «esportare la democrazia», anche se tra un premier guerrafondaio e un premier zerbino esiste senz'altro una via di mezzo.


Meno normali sono invece gli argomenti messi sul tavolo da Farina. Betulla, a chi protesta dicendo che non si fanno accordi con i paesi che non rispettano i diritti umani, risponde per iscritto sostenendo che in fondo «nella partita dell'orrore» Italia e Libia sono alla pari. Infatti: «La Libia considera l’aborto un crimine e non lo legalizza. L’Italia invece lo consente. Autorizza una strage, nega i diritti umani di un bambino nascituro».


Poi, a voce, aggiunge al suo ragionamento un carico da 90. Anzi un'inquietante rivelazione. Quando su Skynews gli chiedono se sarebbe egualmente favorevole ai buoni rapporti con Gheddafi se i libici oltre ad aver ammazzato quasi 300 persone in Scozia, avessero fatto altrettanto in Italia, lui spiega che la questione non si pone visto che per Lockerbie, Gheddafi è senz'altro innocente. Dice Farina: «In molte cancellerie occidentali si sa che quella strage è di responsabilità dell'Iran». Il fatto che al-Megrahi sia stato condannato per lui non conta. E non conta nemmeno che la Libia abbia risarcito con centinaia di milioni di dollari le famiglie delle vittime, ammettendo così di fatto la propria responsabilità. Risponde Farina: «Tripoli era sotto ricatto (cioè temeva rappresaglie ndr)».


Ovviamente Betulla, da vero venditore di cammelli, non cita nemmeno un dato o un elemento di fatto che possa corroborare le sue tesi. E così la sua uscita lascia spalancata la porta a un interrogativo, questo sì, decisamente inquietante: ma se nel Sismi c'era qualcuno (il vecchio vertice scelto da Berlusconi) disposto a pagare le informazioni ricevute da una fonte del genere, siamo davvero sicuri che i gli 007 nostrani siano ancora in grado di garantire la sicurezza del Paese?


(Vignetta di Bandanas)





lunedì 24 agosto 2009

Vallebernardo





RICEVO DA SWAN CONDIVIDO E PUBBLICO write26



L’altro giorno, mentre mi accingevo a leggere su Latina oggi una lettera di protesta di un abitante di Vallebernardo, che come primo approccio associai al singolare criterio urbanistico che sta modificando in maniera quasi irreversibile la contrada, pensai: “ finalmente si muovono” macché, trattavasi semplicemente di una missiva con la quale un cittadino si lamentava del baccano di alcuni vivaci giovani che, con i loro schiamazzi, avevano interrotto la sua quiete notturna.

Non si è posto il problema, il reclamante, del perché i giovani si radunassero in quella minuta piazza antistante la “chiesetta” diventata esigua rapportata allo sviluppo urbanistico del territorio? Non si è chiesto come mai il comune ha rilasciato concessioni a società immobiliari senza pretendere da queste, data la mancanza di piani particolareggiati, di redigere i piani attuativi, realizzando anche quegli strumenti urbanistici che la legge prescrive: parcheggi, verde attrezzato, strade e forse anche quattro panchine, lontane dai fabbricati, dove i “simpatici giovani nottambuli” nel periodo estivo, avrebbero potuto sostare senza disturbare il suo preziosissimo sonno?

Vallebernardo avrebbe avuto, con costi relativamente contenuti, una crescita migliore, condizioni più vivibili, più vicine alle esigenze degli abitanti.

Corre l’obbligo chiedere a questa Amministrazione se, nel piano comunale di sviluppo urbanistico di Vallebernardo, sono previsti quegli interventi inevitabili atti a migliorare la qualità della vita dei residenti, se sono stati tenuti presenti i canoni di convivenza necessari ad una piccola comunità per vivere in maniera adeguata, ci piacerebbe sapere anche con quali fondi si intenderebbe realizzarli.

Ci dispiacerebbe molto se, in un prossimo futuro, gli spazi comuni dovessero essere creati attraverso delibere di esproprio (a quattro soldi) di terreni privati e con finanziamenti pubblici che potrebbero essere meglio distribuiti sul territorio.

Saluti Swan




lunedì 17 agosto 2009

Fondi: l’informazione e’ la nostra unica "ronda" per il ripristino della legalità



Non e’ stato possibile rispondere al Presidente del Consiglio che ha tenuto una conferenza stampa sul tema della sicurezza con i Ministri Maroni e Alfano nel giorno di Ferragosto. Non e’ stato possibile neanche replicare sui giornali che ieri non sono usciti per via della pausa festiva. E cosi’ quelle parole del Presidente del Consiglio relative alla vicenda del mancato scioglimento del Comune di Fondi per mafia, sono suonate come un verdetto, come una pietra tombale. Ha detto Berlusconi che “alcuni Ministri hanno rilevato come non sia possibile sciogliere un Comune in assenza di un rinvio a giudizio nei confronti di un componente della giunta o del consiglio comunale”. Un messaggio rassicurante per il senatore Claudio Fazzone e per Armandino Cusani, Presidente della Provincia di Latina, che da sempre sostengono l’inesistenza della mafia nel sud pontino e che certamente dopo questa riabilitazione si sentiranno piu’ tranquilli. Nelle ultime settimane Cusani era arrivato a chiedere la rimozione dei Ministri Maroni e Prestigiacomo perche’ non “allineati”, l’allontanamento del Prefetto di Latina “reo” di aver inviato la commissione d’accesso al Comune di Fondi e il commissariamento del Presidente del Parco del Circeo per la fermezza dimostrata nell’apporre i vincoli al lago di Sabaudia.

Berlusconi, nel silenzio di un Paese in ferie, ha detto ad Alberto Custodero di Repubblica che Fondi non si puo’ sciogliere perche’ nessun componente dell’amministrazione e’ indagato. Ora, non piu’ tardi di un mese fa sono state arrestate diciassette persone per sospetti legami con i clan della camorra e le n’drine calabresi. Tra questi figurano assessori e dirigenti di quel Comune. Le indagini della Procura Antimafia vanno avanti da alcuni anni ed hanno portato elementi e prove nelle cinquecento cartelle che giacciono secretate dall’On. Pisanu in Commissione Antimafia. Ma Fondi e’ caput mundi? Fondi purtroppo e’ l’epifenomeno del legame tra politica e affari. Un esempio: se per sciogliere un Comune ci devono essere indagati di mezzo- come ha detto in conferenza stampa il Presidente - allora che dire del Comune di Sabaudia che annovera tra i consiglieri tale Rosa di Maio, sotto processo a Napoli per una indagine della Procura antimafia che ricostruisce la presenza del clan Cava in Provincia di Latina? E Formia dove un esponente dell’amministrazione locale si vanta di essere amico del boss Bardellino? E che dire del fatto che nel basso Lazio piu’ di un Comune e’ stato gia’ sciolto per mafia e si susseguono incessanti le confische dei beni frutto del riciclaggio del denaro sporco ? Tutto questo il Presidente Berlusconi non lo sa. O almeno sembra non saperlo.
E comunque quei Ministri che hanno riferito su Fondi nell’ultimo Consiglio dei Ministri lo hanno male informato. Allora bisogna alzare la voce. Tirare fuori le notizie che inchiodano tutto il sud pontino alla triste realta’ del voto di scambio, delle intimidazioni, degli abusi di potere e degli illeciti amministrativi. Solo l’informazione puo’ obbligare chi ha responsabilita’ di Governo ad assumere decisioni fondamentali per uno sviluppo nella legalita’. Solo l’informazione puo’ obbligare la politica ad una scelta di campo. Solo l’informazione puo’ dimostrare con cifre e dati concreti che su Fondi si sta giocando una partita molto piu’ grande. La posta in gioco e’ la tenuta di un sistema economico-elettorale dai contorni inquietanti . Alle parole di Berlusconi devono rispondere le Forze dell’Ordine, la magistratura che indaga, i cittadini onesti stanchi di essere minacciati , gli amministratori coscienziosi. Anche il Prefetto con la sua ennesima relazione e pure il Ministro Maroni che esce distrutto dal “niet” del Presidente dopo che per sei mesi ha confermato in sede parlamentare la necessita’ dello scioglimento urgente del Comune.
Sarebbe ovvio chiedere anche a tutti i leader dell’opposizione di battersi. Dalla vicenda Fondi potremmo uscirne tutti sconfitti con la consapevolezza che il territorio è in mano alle Forze del Male. In una parola: in mano alla mafia. L’informazione è la nostra unica “ronda per il ripristino della legalita’”.

Giuseppe Giulietti





martedì 11 agosto 2009

"Scandali, divorzio e processi è un premier da barzelletta"




ROMA - "Impantanato negli scandali sessuali, diretto verso un brutto divorzio, inseguito dagli investigatori, il primo ministro Silvio Berlusconi è a national joke, una barzelletta". Un ritratto implacabile quello che l'edizione americana di Vanity Fair dedica al capo del governo. In un lungo articolo Michael Wolff racconta le avventure che "minacciano la carriera di uno degli uomini più ricchi e dei politici di maggior successo in Europa". E sul sito on line una dissacrante foto gallery ("Tutte le donne del primo ministro") in cui scorrono le immagini di Veronica, Noemi, Mara... con brani della lettera di Berlusconi alla moglie del febbraio 2007: "Cara Veronica, eccoti le mie scuse... ".

A dir poco imbarazzante il profilo di Wolff. Titolo "Tutte le donne (o donnacce) portano a Roma". "Negli anni Cinquanta - ricorda lo scrittore - era un crooner, un cantante da crociera". Oggi "non è solo un miliardario immensamente potente, ma controlla il partito dominante, il più importante network televisivo e il governo. Ciò che più lo caratterizza, però, è la sua personalità da crooner. È un instancabile, e dozzinale, seduttore. Un Sinatra da grande magazzino. Un tipo. Uno stereotipo italiano". E' "uno spaccone, cosa che è parte del suo fascino". Quando uscirono le foto "di un baccanale nella sua casa in Sardegna, disse con una istrionica strizzatina d'occhi che la rossa e la bionda con cui andava a braccetto stavano solo ammirando le statue e le fontane".

Il fatto è, secondo Wolff, che la cultura popolare in Italia è la Tv. E Berlusconi "il lascivo produttore con uno dei più attivi divanetti di casting aveva un segreto: portare in tv ragazze dai grandi seni". Le veline, ecco l'arma vincente: fanno moda, sposano i calciatori e "lo rendono ricco e famoso". E quando "nel '93 Berlusconi fonda un partito e diventa presidente del consiglio le veline lo seguono". Sembrava il futuro dell'Italia, scrive Wolff. "Il paese cambiava, ma non Berlusconi, entrato in politica per difendere il suo business televisivo extra legale" che "protegge i suoi interessi" con l'immunità delle cariche istituzionali, premier compreso, e con la legge sulle intercettazioni telefoniche.

"Anche la moglie cambiava. Cresceva i figli e leggeva libri. Lei a Milano e lui a Roma, occupato in una vita politica e sessuale da capogiro (ci sono pure un trapianto di capelli, un lift e una liposuzione)". Fino alla festa da Noemi, conosciuta su un book fotografico, alla cui festa Berlusconi arriva "mentre escono liste di probabili candidate europee, inclusa un'intera fila di veline".

La moglie lo definisce "un uomo che va con le minorenni e vuole il divorzio". E altre donne raccontano "di essere state pagate per intrattenere il premier, senza che la tv italiana sfiori neppure l'argomento". Perché agli italiani piace Silvio? si chiede Wolff. Che nota "la sua facile vittoria elettorale si poteva ascoltare la sua voce registrata dire a una donna "aspettami nel letto grande"". E in luglio al G8, "in assenza della moglie, l'accompagnatrice ufficiale era il ministro Mara Carfagna, già topless showgirl e velina che aveva scatenato l'ira della moglie di Berlusconi quando lui disse che avrebbe voluto fuggire su un'isola deserta con lei".

(11 agosto 2009) di LUCIANO NIGRO




venerdì 7 agosto 2009

INFORMARE PER RESISTERE: Rai allo sbando. Occupata dall’armata berlusconiana






ROMA - Più che un Consiglio di amministrazione, la riunione del vertice Rai sembrava una seduta spiritica. I Consiglieri di opposizione non c’erano per segnalare la gravità di quanto stava per avvenire,viste le proposte del direttore generale per le nomine dei vicedirettori del Tg1 e di Raduno. I nomi indicati non corrispondevano in niente ai criteri auspicati da parte del presidente

Paolo Garimbedti: condivisione da parte del Consiglio, competenza e professionalità, esclusione del ricorso a persone esterne salvo nei casi in cui non fossero rinvenibili all’interno dell’azienda le competenze richieste. Niente di tutto ciò nelle nomine volute dal direttore Mauro Masi, portavoce dei berlusconiani e della Lega. Lo stesso Garimberti ha votato a favore solo sui vicedirettori del Tg1, si è astenuto su tutti quelli di Raduno, salvo il voto contrario su Gianluigi Paragone, calato dall’esterno, per il quale non si può certo dire che copre competenze non esistenti in azienda. Numerosi consiglieri della maggioranza erano presenti solo in spirito e si sono espressi in audio conferenza. Siamo oltre la “normale” lottizzazione, per di più a fronte di un tentativo di svendere la Rai, assoggettarla a Mediaset, l’azienda di Berlusconi. Responsabile di tutto ciò proprio il direttore voluto dal cavaliere, Mauro Masi che ha rotto l’accordo con Sky. I nomi dei prescelti a guidare le sorti di telegiornali pubblici totalmente squalificati, che si caratterizzano per ignorare ogni e qualsiasi notizia che al capo del governo non piaccia, non hanno particolari “doti” professionali. Il loro compito sarà facile: dovranno dare una mano al direttore Minzolini nell’opera di devastazione dell’informazione Rai e in questo i loro curricola danno assicurazioni. Per quanto riguarda, il direttore protempore di Libero, Gianluigi Paragone, sbarcato alla Rai da Masi, il presidente non ha retto all’urto ed ha votato contro.

Gli auspici di Garimberti come il due a briscola

Un voto espresso in coerenza - si fa sapere negli ambienti della presidenza Rai - con quanto nei giorni scorsi lo stesso Garimberti aveva annunciato, e cioè che non avrebbe più avallato decisioni del Cda in assenza di piena condivisione al suo interno, e in particolare nel momento in cui le nomine avrebbero riguardato risorse esterne all'azienda di Viale Mazzini. Garimberti ha anche auspicato un "chiarimento complessivo" della posizione della Rai da parte del direttore generale Mauro Masi sulla questione Sky. Ma l’auspicio di Garimberti, ci spiace dirlo, è come la scoperta dell’acqua calda.Conta come il due a briscola. Ci vorrebbe qualcosa di più, magari anche da parte del presidente della Commissione di Vigilanza, Segio Zavoli, viste le forti preoccupazioni e perplessità espresse dal Presidente della Repubblica il quale non ha avuto ancora alcuna risposta in merito alla rottura delle trattative con Sky. Dello sbando di questa Rai occupata militarmente dal presidente del Consiglio e dai suoi accoliti, asservita a Mediaset, viene un segnale inquietante dal Comitato di redazione del Tg1. In un comunicato l’organismo sindacale denuncia che “nella rosa proposta dal direttore non trovano conferma Raffaele Genah e Roberto Rossetti, due colleghi di lunga e provata professionalita'. E ciò risulta ancora più incomprensibile di fronte alla decisione del direttore di avvalersi solo di cinque vicedirettori lasciando vacante una posizione. Il cdr del Tg1 rileva inoltre che la logica dello spoil system continua a prevalere in ogni stagione grazie a una legge che assegna alla politica il totale controllo della Rai. Ci aspettiamo che l'azienda, in accordo con la direzione, valorizzi la professionalità e l'esperienza dei colleghi non confermati nella squadra della direzione". Visto che Garimberti ha votato a favore, c’è da pensare che sia rimasto vittima di una svista, una dimenticanza. Ma ,anche se così fosse, resta la gravità dei fatti denunciati dal Cdr. Le reazioni alla “ seduta spiritica” del Cda non si sono fatte attendere.

Una sfida al Presidente della Repubblica

Giuseppe Giuletti, portavoce di articolo 21 va giù di brutto: "Il modo in cui oggi la maggioranza del Cda Rai ha proceduto a nominare i vicedirettori dei tg, ignorando la richiesta di affrontare il caso della trattativa con Sky rappresenta una sfida al presidente della Repubblica Giorgio Napoletano. Visto che le autorita' di garanzia sembrano essere già in ferie non ci resta che rivolgerci alla stampa estera che si mostra molto più sensibile alla vera emergenza del nostro Paese. In queste ore – conclude – si assiste ad un salto di qualità da parte del polo unico Mediaset-Rai nella gestione a piacimento del premier di sei reti nazionali".

"E' stata abrogata di fatto la riforma della Rai del '75. Con le nomine di oggi siamo tornati al clima del 1980, quando con un colpo di mano furono promossi direttori e vice fedeli ed osservanti. Allora come oggi si concludeva una stagione di speranza e si apriva una fase di regime". Così il senatore Pd, Vincenzo Vita, della commissione di vigilanza Rai. Tra l'altro, annuncia che " in commissione parlamentare di vigilanza verrà chiesto come mai sono stati indicati con ruoli apicali professionisti esterni mentre vi era una chiara indicazione del giudice del lavoro di reintegrare figure interne gia' provvisti di un ruolo gerarchico adeguato: ad esempio Oliviero Beha, Stefano Gigotti, Gilberto Squizzato e numerosi altri. Per di piu' il Presidente e alcuni consiglieri hanno differenziato il loro voto. La Rai non doveva forse risparmiare?". “ E assai grave – conclude – che il fantomatico Consiglio di amministrazione di oggi non abbia discusso del caso oscuro di Sky, sul quale ancora il Direttore Generale della Rai deve dare una versione plausibile. A meno che la controriforma del servizio pubblico sia arrivata al punto che qualche esponente del governo intervenga direttamente a definire strategie e alleanze dell'Azienda di Stato".

"Uno scandaloso colpo di mano": cosi' Massimo Donadi, capogruppo alla Camera dell'Idv, commenta le nomine. "Il centrodestra- afferma- non ha alcuna remora e occupa militarmente l'azienda, mettendo l'informazione sotto il suo totale controllo e mortificando le professionalità interne. E' chiaro che Berlusconi vuole una Rai asservita per imbonire l'opinione pubblica in un periodo difficile, segnato dalla crisi economica e dalle difficoltà di imprese e famiglie".

di Alessandro Cardulli

lunedì 3 agosto 2009

"Unfit" = Inadatto. Su Berlusconi ancora una volta ci sono voluti gli "Stranieri" di Nando Dalla Chiesa







Ora lo dice anche il Financial Times che Silvio Berlusconi è “UNFIT” (inadatto) a governare per via del suo controllo sui media. E che è uno scandalo di democrazia che le televisioni italiane abbiano taciuto lo scandalo sessual-politico-istituzionale. Ora lo usa il Financial Times quel termine, “regime”, aborrito ed esorcizzato per anni dall’opposizione e dalla stampa di proprietà non berlusconiana. Ancora una volta ci sono voluti gli “stranieri”. A cui tanto spesso abbiamo affidato nella smandrappata storia millenaria nazionale il compito di combattere i nostri dominatori. Un tempo con gli eserciti, ora con l’ Unione europea e la libera stampa. Già, perché ormai noi da soli non ce ne rendiamo più conto. E ci acquietiamo anche di fronte alle violazioni della libertà più tracotanti.

Ne ho avuto conferma sconcertante quando dalla “Settimana dei diritti” di Genova abbiamo lanciato l’appello per la libertà di stampa nel mondo, subito dopo l’assassinio di Natalja Estemirova, e ascoltando i racconti che lì a Genova venivano fatti dell’Iran o della Moldova. Il responsabile politico di un quotidiano (non berlusconiano) non si capacitava dell’appello con chi gli telefonava per chiederne la pubblicazione. Perché lo fanno? Ma che c’entra l’Italia? Giusto. Che c’entrava l’Italia con il Vietnam, con Praga, con il Cile, che c’entra l’Italia con Putin, la cui Pravda decanta l’ars amatoria del premier? Che c’entriamo noi con il mondo? Anzi: che c’entriamo noi con la libertà?

sabato 1 agosto 2009

Chi protegge la Giunta Comunale di Fondi


CASO FONDI la polemica infinita

Latina (01/08/2009) - "Invece di impartire improbabili lezioni di moralità, Marrazzo farebbe bene a guardare in casa propria, a cominciare dalle Asl romane e dalle vicende giudiziarie che hanno interessato dirigenti da lui scelti e nominati". Lo dichiara il senatore Claudio Fazzone, coordinatore provinciale del PdL a Latina in merito alle polemiche sul rinvio dello scioglimento del consiglio comunale di Fondi, in provincia di Latina.

"Rispetto al Comune di Fondi - aggiunge Fazzone - il governo é stato preciso e puntuale e ha sempre agito in maniera trasparente: se non ha ritenuto di sciogliere l'amministrazione é perché evidentemente non ha ravvisato nella relazione presentata elementi che giustificassero tale decisione, e ha correttamente stabilito che qualsiasi ulteriore determinazione non potrà essere assunta se non in base alla nuova normativa".

"Quel che è invece imbarazzante - osserva Fazzone - è che dal giorno in cui la commissione si è insediata Marrazzo ha iniziato a chiedere con insistenza lo scioglimento del Comune, sperando di avere la stessa fortuna che lo ha assistito nel coprire lo scandalo che ha investito la sanità nella regione da lui governata. Il presidente del Lazio farebbe bene inoltre ad attenersi a quanto pubblicamente dichiarato dagli inquirenti, e a ricordare che l'ordinanza che tanto scalpore ha suscitato riguardava un ex assessore che da noi è stato cacciato, mentre presso lo schieramento di Marrazzo ha trovato appoggio e protezione per essere utilizzato contro il PdL in campagna
elettorale".

FONTE: http://www.provincialatina.tv/news/dett.aspx?id=26097

Latina (01/08/2009) - Ancora un rinvio dal Consiglio dei ministri sulla proposta di scioglimento del consiglio comunale di Fondi, in provincia di Latina, per infiltrazioni della criminalità organizzata. L'esecutivo ha deciso che riconsidererà la proposta, "formulata dal ministro dell'Interno", sulla base di una nuova relazione che Maroni dovrà sottoporre all'esecutivo "alla luce delle modifiche introdotte dalla legge del 15 luglio 2009, che entrerà in vigore nei prossimi giorni. Legge che che detta nuove norme per lo scioglimento dei comuni per infiltrazioni mafiose".

Una decisione che ha sconcertato il presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo. "E' incomprensibile voler riconsiderare la decisione in base alla nuova normativa che dovrà entrare in vigore nei prossimi giorni, soprattutto perché tale cautela non é stata adottata una settimana fa, quando l'esecutivo ha sciolto ben tre consigli comunali applicando invece la vecchia normativa. Il governo dovrebbe darci una spiegazione".

Partono le polemiche e le accuse dal centrosinistra. Dapprima l'occupazione simbolica della sala stampa di Palazzo Chigi fatta dai parlamentari dell'Idv Francesco Barbato, Stefano Pedica e Giuliana Carlino, poi un sit-in del Pd davanti a Palazzo Chigi.Ieri il Prc aveva fatto a Latina un sit-in di solidarietà al prefetto Bruno Frattasi dal quale era partita la richiesta di scioglimento dopo il lavoro di una commissione d'accesso nominata nel 2008 su quanto avveniva nel comune di Fondi.La relazione era arrivata al ministro dell'Interno Roberto Maroni nel settembre scorso.

Pedica dice che "Palazzo Chigi è ormai regno della menzogna. Oggi era ancora in vigore la vecchia legge e Maroni aveva fatto una richiesta tarata su quella in vigore. Non c'era alcun vincolo per lo scioglimento". E aggiunge Barbato: "così il governo copre la camorra".

Per il deputato del Pd Sesa Amici, "il rinvio appare sempre di più come uno scontro interno alla maggioranza di governo". E il vice-capogruppo del Pd nel consiglio regionale del Lazio Claudio Moscardelli: "E' la triste conclusione della guerra tra bande all'interno del Pdl che coinvolge il Consiglio comunale di Fondi e sancisce la sconfitta della linea della Lega". Ma il sindaco di Fondi Luigi Parisella, del Pdl, risponde: "Sono sereno. All'opposizione dico: si occupino dei loro guai. Ma a chi vogliono fare la morale? Che li facciano in Puglia i sit-in, cha vadano a Bari, che comincino a parlare di legalità guardando prima le situazioni disastrose che hanno creato loro. Si sta toccando il fondo. Si lasci in pace il Cdm".

Nel documento partito da Latina erano stati ricostruiti i condizionamenti nell'affidamento degli appalti pubblici, il riciclaggio del denaro di provenienza illecita, i voti di scambio e i legami con la criminalità organizzata locale. Un'indagine della magistratura era scaturita dalle dichiarazioni dell'ex assessore ai lavori pubblici di Fi Riccardo Izzi. Nel 2008 subisce attentati alla sua auto e collabora coi carabinieri e la Dda di Roma. Rivela legami con la 'ndrina Tripodo', operante nel sud pontino nel giro di estorsioni ed usura e ammette di essere stato eletto anche grazie ai voti di questa famiglia in cambio di favori come amministratore comunale.

Quando Frattasi nomina la commissione in provincia si apre la polemica. Il senatore del Pdl Claudio Fazzone e il sindaco Parisella sollevano dubbi sui lavori. Fazzone, una settimana fa, chiede di aprire una commissione d'inchiesta che verifichi "'tutti gli atti e l'iter prodotto dal prefetto di Latina".

Il mese scorso una nuova operazione della Dda di Roma porta altri arresti a Fondi, 36mila abitanti, con il più grande mercato ortofrutticolo del centro sud. Tra i 17 arrestati per associazione a delinquere di stampo mafioso, abuso, corruzione e falso, figurano Izzi e alcuni dirigenti comunali.

FONTE: http://www.provincialatina.tv/news/dett.aspx?id=26096


CASO FONDI INTERVENTO DI CLAUDIO FAZZONE

Latina (01/08/2009) - "Invece di impartire improbabili lezioni di moralità, Marrazzo farebbe bene a guardare in casa propria, a cominciare dalle Asl romane e dalle vicende giudiziarie che hanno interessato dirigenti da lui scelti e nominati". Lo dichiara il senatore Claudio Fazzone, coordinatore provinciale del PdL a Latina in merito alle polemiche sul rinvio dello scioglimento del consiglio comunale di Fondi, in provincia di Latina.

"Rispetto al Comune di Fondi - aggiunge Fazzone - il governo é stato preciso e puntuale e ha sempre agito in maniera trasparente: se non ha ritenuto di sciogliere l'amministrazione é perché evidentemente non ha ravvisato nella relazione presentata elementi che giustificassero tale decisione, e ha correttamente stabilito che qualsiasi ulteriore determinazione non potrà essere assunta se non in base alla nuova normativa".

"Quel che è invece imbarazzante - osserva Fazzone - è che dal giorno in cui la commissione si è insediata Marrazzo ha iniziato a chiedere con insistenza lo scioglimento del Comune, sperando di avere la stessa fortuna che lo ha assistito nel coprire lo scandalo che ha investito la sanità nella regione da lui governata. Il presidente del Lazio farebbe bene inoltre ad attenersi a quanto pubblicamente dichiarato dagli inquirenti, e a ricordare che l'ordinanza che tanto scalpore ha suscitato riguardava un ex assessore che da noi è stato cacciato, mentre presso lo schieramento di Marrazzo ha trovato appoggio e protezione per essere utilizzato contro il PdL in campagna
elettorale".

FONTE: http://www.provincialatina.tv/news/dett.aspx?id=26097